Global View – Settembre 2025

07/10/2025 13:03:53

Il mese dell’oro e delle divergenze strutturali

L’analisi mensile evidenzia una biforcazione marcata tra asset classes, con i metalli preziosi protagonisti assoluti in un contesto di crescente complessità macroeconomica

Il mese di settembre 2025 ha confermato quanto i mercati finanziari globali stiano attraversando una fase di transizione caratterizzata da forti asimmetrie settoriali e geografiche. L’ultimo Global View restituisce un quadro dove la performance non è più determinata dai movimenti di mercato generalizzati, ma da specifiche dinamiche micro che premiano asset selezionati e penalizzano altri con inusitata velocità.

La corsa dei metalli preziosi

Il dato più eclatante del mese è senza dubbio l’impennata del comparto dei metalli preziosi e minerali, che ha messo a segno un guadagno mensile del 21,74%, confermandosi non come un episodio isolato ma come l’apice di un trend pluriennale che ha generato ritorni del 171,43% su base triennale. La versione euro hedged del settore ha replicato la performance con un gain del 19,26%, testimoniando come il rally non sia stato distorto da effetti valutari ma rifletta un apprezzamento reale degli asset sottostanti.

Questa accelerazione può essere letta attraverso molteplici lenti interpretative. In primo luogo, il contesto geopolitico rimane caratterizzato da tensioni persistenti che tradizionalmente spingono gli investitori verso i beni rifugio. In secondo luogo, le aspettative inflazionistiche – pur contenute rispetto ai picchi del 2022-2023 – mantengono viva la domanda di asset tangibili come copertura contro l’erosione del potere d’acquisto. Infine, non va trascurata la componente speculativa: i flussi di capitale verso i metalli preziosi possono aver innescato dinamiche di momentum che autoalimentano il rally.

Anche il segmento più ampio dei metalli e minerali ha registrato una performance notevole (+12,43%), suggerendo che il rialzo non si limita all’oro e all’argento ma si estende a commodities industriali come rame e litio, beneficiando della transizione energetica e della domanda infrastrutturale.

Tecnologia e industriali: crescita moderata in un contesto selettivo

Al di fuori del comparto commodities, il mercato azionario ha mostrato un’attitudine più cauta. Il settore informatica e tecnologia globale ha guadagnato il 4,62%, una performance positiva ma lontana dai fasti degli anni precedenti. Questo rallentamento può essere interpretato come una fase di consolidamento dopo i rally guidati dall’intelligenza artificiale e dalla digitalizzazione. Il segmento tech sembra ora prezzare con maggiore cautela i multipli di valutazione, in un contesto dove i tassi di interesse rimangono strutturalmente più elevati rispetto al decennio 2010-2020.

I beni e servizi industriali (+3,05%) hanno beneficiato della ripresa ciclica, sebbene con intensità contenuta. La finanza globale e l’immobiliare sono rimasti sostanzialmente piatti, segnalando una fase di stallo in settori tradizionalmente sensibili ai tassi d’interesse e alle dinamiche del credito.

Sul fronte negativo, spicca il crollo dell’agricoltura (-3,33%) e del fintech (-2,20%), segmenti che sembrano risentire rispettivamente della volatilità climatica e di un ridimensionamento delle aspettative di crescita nel settore dei pagamenti digitali e delle criptovalute.

Geografia dei rendimenti: Latinoamerica e Asia in pole position

L’analisi geografica rivela dinamiche altrettanto eterogenee. I mercati azionari dell’America Latina hanno guidato i guadagni con un +5,87%, probabilmente sostenuti dalla forza delle commodities (molti paesi della regione sono esportatori netti di materie prime) e da una relativa stabilizzazione macroeconomica dopo anni turbolenti.

L’Asia Pacifico (+3,71%) ha confermato la propria resilienza, trainata dalla ripresa cinese e dalla solidità delle economie ASEAN. Gli azionari USA (+2,06%) e l’area euro (+2,02%) hanno registrato performance positive ma contenute, riflettendo economie mature in fase di espansione moderata.

All’estremo opposto, la Turchia ha subito il peggior ribasso mensile (-5,02%), verosimilmente penalizzata da instabilità valutaria e tensioni inflazionistiche. Anche l’Indonesia (-3,75%) e le small-mid cap svizzere (-3,53%) hanno accusato debolezza, in un contesto dove la selezione geografica diventa cruciale per la performance complessiva di portafoglio.

Obbligazioni e valute: le convertibili come bridge asset

Nel comparto fixed income, le obbligazioni convertibili si sono distinte come l’asset class più performante, con il segmento Asia Pacifico a +4,99% e quello globale euro hedged a +2,76%. Le convertibili rappresentano un “ponte” tra azionario e obbligazionario, offrendo una convexity positiva: partecipano al rialzo dei mercati equity mantenendo un pavimento di protezione grazie alla componente obbligazionaria.

Gli indici obbligazionari tradizionali – corporate e governativi investment grade – hanno registrato variazioni contenute (+0,14%-0,34%), confermando un contesto di stabilità nei tassi ma anche di rendimenti compressi. Interessante notare le performance negative delle obbligazioni in yen (-1,02%) e in renminbi (-0,50%), probabilmente legate a dinamiche di indebolimento valutario e aspettative di politica monetaria accomodante da parte di Bank of Japan e PBOC.

Sul fronte valutario, l’euro ha mostrato forza contro valute emergenti come il Philippine Peso (+2,53%) e il New Zealand Dollar (+2,25%), mentre si è indebolito contro il South African Rand (-1,90%), coerentemente con il rialzo dei metalli preziosi di cui il Sudafrica è grande produttore. Il cambio euro-dollaro (+0,71%) riflette una BCE ancora percepita come relativamente hawkish rispetto alla Fed.

L’importanza della relative strength nell’asset allocation tattica

In un contesto così frammentato, l’approccio metodologico basato sulle forze relative diventa indispensabile. Questa tecnica, che misura la performance di settori e asset rispetto a un benchmark globale, consente di individuare opportunità tattiche e tendenze strutturali che sfuggirebbero a un’analisi basata sui soli rendimenti assoluti.

Il momentum relativo dei metalli preziosi non è un fenomeno estemporaneo ma il riflesso di una tendenza consolidata. Allo stesso modo, la debolezza relativa di settori come l’agricoltura o il fintech può segnalare rotazioni settoriali di medio periodo che richiedono un ribilanciamento attivo dei portafogli.


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