Il processo di investimento V puntata: il picking

Con la conclusione del concorso, ormai vicina, si avvia alla fine anche il percorso che, in questi lunghi mesi di competizione, ha illustrato il processo di investimento nelle sue fasi più importanti focalizzandosi sull’utilizzo degli strumenti offerti dal risparmio gestito.

Il picking, ovvero la selezione degli specifici strumenti finanziari, è la fase che completa il processo d’investimento. Continuando a far riferimento all’approccio di tipo top-down, tipico nel caso di uso di prodotti del risparmio gestito, dopo la definizione dell’asset allocation, devono essere selezionati gli strumenti finanziari da associare a ciascuna delle asset class individuate. I fondi comuni permettono d’investire nei mercati finanziari delegando ai gestori le decisioni che implicano una conoscenza specifica dei singoli mercati e si prestano pertanto particolarmente bene al completamento del percorso d’investimento.

Da qualche anno, il mondo del risparmio gestito offre una grande varietà di prodotti che, oltre a differenziarsi in maniera talvolta anche molto specifica rispetto ai mercati, offrono alternative di stile d’investimento e tipologie di strategie operative. Il numero di fondi comuni è così lievitato, superando la numerosità degli altri tipi di strumenti commercializzati sul mercato. Parallelamente all’ampliamento dell’offerta, la ricerca e selezione degli strumenti capaci di soddisfare le esigenze degli investitori è diventata un processo sempre più complesso. Si sono così diffusi i sistemi di classificazione e categorizzazione che hanno permesso di semplificare il processo tramite la ripartizione dell’universo in categorie omogenee. Prendendo in considerazione i più importanti elementi della politica d’investimento, tra i quali l’asset class di riferimento, l’area geografica o l’esposizione valutaria, l’utilizzo di tali sistemi permette l’agevole identificazione dei prodotti concorrenti e confrontabili tra loro con le caratteristiche ricercate.

La scelta e la valutazione dei singoli prodotti può dipendere da diversi fattori quantitativi e qualitativi, ma non può prescindere dai risultati complessivi ottenuti nel passato, unici elementi misurabili e analizzabili in maniera approfondita. Dopo aver Individuato gli strumenti confrontabili che replicano le asset class, gli indicatori di rendimento e di rischiosità, forniscono preziose informazioni per il processo di selezione. Considerati separatamente, permettono di ordinare l’insieme delle alternative rispetto alla capacità di ottimizzare il rendimento o minimizzare il rischio ma, solo congiuntamente, possono guidare la scelta in maniera univoca. Le misure di performance aggiustate per il rischio (RAPM-Risk Adjusted Performance Measures), cioè indicatori sintetici che esprimono in un unico valore il rendimento di un fondo corretto per il suo rischio, consentono infatti il confronto di prodotti concorrenti in maniera completa e esaustiva. Il celebre Sharpe ratio, rapporto tre il valore atteso dell’excess return e la volatilità dello strumento, ne è un classico esempio.

Il processo d’analisi dei fondi di una categoria omogenea può essere notevolmente abbreviato e semplificato facendo riferimento al rating. Società specializzate selezionano gli algoritmi ritenuti più adatti a giudicare la bontà delle strategie di investimento adottate dai fondi e attribuiscono loro sintetici giudizi di valore di facile interpretazione (corone, lettere, stelle…). I fondi vengono ordinati rispetto alle variabili selezionate e raggruppate classi di merito (quantili), di solito 5, attribuendo giudizi analoghi a prodotti posizionati in classifica su livelli simili. Oltre alla determinazione degli algoritmi di valutazione, il rating introduce così l’utilizzo delle classifiche in maniera non puntuale sulla base dell’idea che piccole differenze siano attribuibili al caso piuttosto che a reali diversità di valore.

Il sistema illustrato si basa sul passato e le valutazioni che ne emergono sintetizzano l’efficacia che le strategie operative hanno dimostrato senza nessuna garanzia che si debbano ripetere nel futuro. Cionondimeno, tali indicazioni sulla capacità gestionale dimostrata sono tra le uniche disponibili e, congiuntamente alle considerazioni di tipo qualitativo relative al futuro, costituiscono un elemento prezioso per la selezione di portafoglio.

Francesca Sivero

Centro Studi FIDA